I dati INAIL recentemente pubblicati confermano la riduzione del numero di infortuni, andamento ormai consolidato negli ultimi anni: rimane però uno zoccolo di più di 690.000 infortuni (denunciati nel 2013) da affrontare e non condivido appieno l’ottimismo che si è diffuso. Lo paragono alla sensazione che provai qualche anno fa ad un convegno dove avevo presentato con soddisfazione una metodologia che nel corso degli anni aveva garantito una riduzione degli infortuni/anno da 7 a 2 in una unità logistica. Dopo la mia presentazione un importante H&S manager disse: “Quindi lei è contento che 2 persone si siamo fatte male?”. Ribattei che ero contento di avere evitato 5 infortuni! Finita questa discussione mi resi conto che non si trattava del classico caso del “bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto”; sentivo che aveva ragione: nella sicurezza l’unico obiettivo è zero!
È quindi sempre necessario applicare in azienda metodologie per affrontare il fenomeno infortunistico. Si è puntato molto in questi anni sulla formazione; tuttavia è esperienza comune che la mancata formazione costituisce solo una frazione delle cause degli infortuni: p.e. le ricerche INAIL sui casi di infortunio mortale dimostrano che molto più frequentemente le cause vanno ascritte a comportamenti o condizioni di rischio tollerate e ripetitive. Prendiamo quindi spunto da questo indicazioni per mettere a fuoco gli elementi che permettono di incidere in maniera ancora più efficace sugli infortuni.
Raccogliere e analizzare tutti gli accadimenti pericolosi
Esiste una proporzionalità tra eventi gravi (infortuni) e eventi lievi (quasi infortuni, near-miss, ecc.), nell’OHSAS 18001: 2009 “accadimenti pericolosi”. Ciò è rappresentato graficamente del “triangolo di Heinrich”: significa che gli eventi lievi sono più frequenti e permettono di anticipare e (se raccolti e analizzati) evitare gli eventi più gravi. Questo è determinante nella riduzione infortuni! Notiamo che all’aumentare delle segnalazioni degli accadimenti pericolosi, gli infortuni gravi diminuiscono. Inoltre basare le proprie decisioni sulla base del triangolo permette di avere una base dati più attendibile e statisticamente rappresentativa.
Analizzare le cause dal punto di vista sistemico
Non fermarsi alle cause prossime: troppo spesso ci si ferma alle cause prossime cioè a quelle presenti sul posto di lavoro al momento dell’infortunio (p.e. comportamenti, assenza di protezioni, protezioni rimossa, lavorazioni anomale o imprevista). E’ invece importante avere una metodologia che permetta di affrontare e risolvere le cause di base per eliminare alla radice cause di infortuni simili che possono accadere in futuro.
Gestire i comportamenti
Anche se i comportamenti di sicurezza non rappresentano la causa di base degli infortuni essi sono centrali nell’eziologia degli infortuni e costituiscono la principale causa primaria (dal 50 all’90% secondo diversi studi); quindi è necessario implementare metodologie di osservazione, feedback, analisi e promozione di comportamenti sicuri.
Le aziende che adottano metodologie di Behavior-Based Safety riescono a ottenere miglioramenti significativi e stabili nel tempo nella riduzione degli infortuni. Nella nostra esperienza questo rappresenta il fattore chiave su cui investire e costruire un sistema sicurezza efficace.
Leadership per la sicurezza a tutti i livelli
Le persone seguono i leader… I leader motivano i comportamenti delle persone e lo fanno attraverso i loro comportamenti di leadership. I leader devono essere aiutati a costruire comportamenti di leadership funzionali alla sicurezza; questi comportamenti possono e devono essere motivati e monitorati nel tempo.
Coinvolgere ed emozionare il personale
Troppo spesso parliamo degli obiettivi di sicurezza come quelli di fatturato. Questo può portare ad affrontare la sicurezza dal punto di vista tecnico, legale e in alcuni casi formale. Ma qui siamo parlando di persone decedute, ricoveri ospedalieri, ferite: dolore non numeri. Se la sicurezza dipende dagli uomini, essi devono essere coinvolti in questa battaglia anche dal lato emotivo. Enfatizzare ed affrontare gli accadimenti pericolosi dal punto di vista umano ed emozionale (con il giusto equilibrio) non solo permette di dimostrare l’attenzione dell’azienda verso le proprie persone ma garantisce il coinvolgimento delle persone stesse verso la costruzione della sicurezza aziendale. Mi è recentemente accaduto di iniziare con ritardo l’indagine di un lieve infortunio: la persona con cui colloquiavo mi ha detto: “iniziavo a pensare che non interessasse a nessuno ciò che mi era accaduto!”. Questa frase mi ha confermato la convinzione che la sicurezza sia importante per costruire un clima di condivisione degli obiettivi aziendali e sia una precondizione fondamentale per ottenere prestazioni eccellenti sul lavoro. Facciamo comprendere che la costruzione della sicurezza, prima che costituire un’esigenza legale, gestionale e tecnica ha innanzitutto l’obiettivo di evitare che le persone si facciano male e garantire che possano rientrare a case sane!